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Non sarai meno viaggiatore se, per tua scelta, un giorno ti ritroverai a disdire un viaggio all’ultimo minuto.
Io l’ho fatto ed oggi voglio raccontarti perché.


In questo momento non voglio scrivere articoli carichi di informazioni, articoli privi di emozioni, articoli dove ti faccio una lista dei migliori ristoranti di Roma o delle terme da non perdere a Budapest.

In questo momento voglio solo parlare con te.
Parlare del fatto che a volte, nella vita di una viaggiatrice, di una che ama viaggiare così tanto da aver affermato più volte che non ripasserebbe mai dal “via” ma continuerebbe a girovagare da una città all’altra, da un continente all’altro per mesi – forse anni – può comunque arrivare un momento in cui disdire un viaggio il giorno prima di partire sia l’unica scelta giusta da prendere.

Ora ti starai mettendo le mani nei capelli, ti starai domandando come è possibile e perché.
Ecco, ti spiego.

Fin dai tempi del liceo, per rilassarmi fra i compiti di matematica e gli esercizi di letteratura inglese, mi soffermavo a leggere diari di viaggio di altri blogger e siti vari, fantasticando su tutti i posti che avrei voluto vedere appena ne avessi avuto la possibilità.
La mia lista negli anni è cresciuta a dismisura e tutto ha iniziato a ruotare intorno al viaggiare.
Non ho mai voluto fermarmi e sebbene non mi sia ancora potuta permettere viaggi oltreoceano – a parte il viaggio a New York del 2014 – ho imparato ad amare ed apprezzare anche le semplici gite fuori porta di un paio di giorni. Perché viaggiare non significa andare lontano ma aprirsi a tutte le possibilità che la vita offre, totalmente presenti nel momento che si ha la fortuna di vivere.

Ogni volta che mi sentivo dire che forse era arrivato il momento di iniziare a pensare a qualcos’altro o quanto meno lasciar passare più tempo fra un viaggio e l’altro perché “sembri non accontentarti mai”, “sembri voler scappare da qualcosa”, “devi capire che la vita non è solo questo”, mi saliva una certa nausea mista a rabbia.
Nessuno doveva dirmi quando e perché dovevo fermarmi.
Per molti la vita poteva essere l’abitudine di stare a casa e fare le proprie cose, ogni giorno uguali.
Ma io no, io così ci muoio.

Alla fine hanno imparato ad accettarmi così, quasi tutti.

Lo scorso dicembre siamo partiti per Praga e chi ci segue sui social sa che non tutti i giorni di quel viaggio sono stati positivi.
Ho avuto parecchi momenti in cui mi sono sentita giù per delle sciocchezze, come il troppo freddo o i dolori alla schiena che non mi permettevano neanche di portare lo zaino sulle spalle.
Spesso mi sono chiesta, durante e dopo il viaggio, come fosse possibile che quella viaggiatrice instancabile non fosse riuscita a godersi una città bella come Praga, non fosse riuscita a sentire quelle emozioni che fanno ribaltare lo stomaco al pensiero di un nuovo viaggio.
Sono andata in crisi pensando che forse tanto viaggiatrice non lo ero.
Ho cercato però di convincermi che fosse solo un caso, che poteva benissimo capitare di non vivere al 100% un viaggio e che questo non voleva dire che sotto ci fosse qualche altro problema.

Però passavano le settimane ed io non sentivo la voglia di prenotare un nuovo viaggio.
O almeno, non forte come lo era stato per anni fino a quel momento.
Ad inizio gennaio ho prenotato un weekend a Torino per metà febbraio. Torino era una città che aspettavo di rivedere dalla gita del secondo liceo, mi aveva lasciato addosso una splendida sensazione e ricordi bellissimi e non vedevo l’ora di rivederla dopo più di sette anni.

Il giorno prima di partire, dopo aver prenotato tutto, sono andata da Stefano e gli ho detto: “io non me la sento di partire“.
Mi era venuta l’ansia al pensiero di dover fare la valigia e correre in aeroporto la mattina presto.
Mi era venuta l’ansia al pensiero di dover visitare una città in meno di due giorni, facendo le trottole in giro senza un attimo per staccar e goderci il momento.
Conoscendomi e conoscendo i motivi per cui lo stavo dicendo mi ha detto che capiva benissimo e che sarebbe stato strano il contrario.
Così è arrivato il momento di disdire un viaggio per la prima volta.

Molte persone dicono: “nel dubbio, viaggia”.
Io oggi, con una nuova consapevolezza dico: “no, sei sei nel dubbio prima di viaggiare pensaci!”.
Nessuno ti obbliga a farlo, nessuno ti guarderà sogghignando e additandoti come “finto viaggiatore”.
E neanche tu lo farai con te stesso.
Tutti nella vita attraversano momenti dove le priorità devono necessariamente essere altre: il proprio equilibrio emotivo, la stabilità economica, la forza per accettare con serenità le condizioni momentanee del proprio essere.
Non per forza viaggiare può e deve essere al primo posto sempre, anche nella vita di un viaggiatore.

Quel che mi sono detta è che il viaggio lo si vive in prima persona, nessuno lo vive per noi e se noi non ci siamo in quel momento, non siamo totalmente presenti nell’attimo, allora neanche il viaggio può esistere.
Anche per noi blogger, per noi che del viaggiare cerchiamo di farne un lavoro oltre che una grande passione, arrivano questi momenti no.
Ed anche noi dobbiamo sentirci in diritto di dire: “no, questa volta mi fermo a respirare. Questa volta devo rinunciare per pensare ad altre priorità”.

Forse noi ancora di più, perché abbiamo un pubblico al quale mostrare una parte di noi quando viaggiamo.
Un pubblico che aspetta di sentirsi coinvolto nel viaggio che facciamo per essere invogliato magari a farlo in prima persona.
E se noi non abbiamo emozioni positive da mettere in gioco, perché fingere qualcosa che non è?
La credibilità prima di tutto, anche quando questa credibilità deve venir fuori da una debolezza.

Quando ho deciso di rinunciare al viaggio a Torino non mi sono detta: “ok, ho fallito, meglio che io chiuda il mio blog o smetta di viaggiare per un bel po’ “.
Dentro di me so perfettamente quali sono le cose di cui ho bisogno ora.
So che ho bisogno di ritrovare me stessa, di concentrarmi sulle cose che davvero possono farmi tornare ad emozionarmi tanto da non dormirci la notte al pensiero di un viaggio anche dietro casa. Ma so anche che posso e voglio viaggiare, perché quel bisogno lo sento sempre.
Solo che ora lo percepisco diversamente.

Ad esempio, ora come ora so che ho bisogno di sole, di mare, di primavera e di natura.
So che devo allontanarmi dal tempo grigio e dal clima freddo, dalle ammazzate di vedere una città in un giorno correndo a più non posso.
So che mi servono i tempi dilatati.

Per questo il prossimo viaggio, che arriverà a breve, ruoterà intorno a tutte queste cose.
Perché viaggiare nella vita di una persona che ama farlo, fa sempre bene.
Però bisogna ascoltarsi, guardarsi dentro, capire cosa in quel momento può davvero aiutarti nella condizione in cui ti trovi e metterlo in pratica.
Solo quando sai quello che vuoi non prendi tutto quello che passa“.

Ed è proprio questo che deve fare un viaggiatore che, come tutti gli altri esseri umani, soffre e vuole fermarsi a capire dove è il bandolo della matassa.

Mi hanno detto che ci vuole molto più coraggio ad ammettere questo e rimanere piuttosto che partire mettendo su una facciata di positività che non c’è.
Ed io ci credo. Ci credo perché nel momento stesso in cui ho rinunciato a quel viaggio non mi sono pentita – so che Torino mi aspetterà per quando saprò viverla al meglio – e mi sono sentita coraggiosa per aver ammesso la mia debolezza e per aver accettato con maturità che viaggiare non deve essere un imperativo ma solamente una scelta consapevole.

Diciamo sempre che viaggiare ci rende felici. Ed è vero.
Ma lo diciamo perché siamo già felici a prescindere dal viaggio e spesso neanche ce ne rendiamo conto.

Se non siamo felici, se stiamo soffrendo, se stiamo affrontando un momento di confusione potrà capitare che neanche il pensiero di un viaggio ci renderà felici.
Che girare per una città scelta puntando il dito sul mappamondo non ci regalerà ricordi incredibili.

A volte il viaggio guarisce, a volte sei tu a doverti guarire per poter viaggiare davvero. 
E ci vuole tempo.
E ci vuole molto coraggio.

Ma già il fatto di sapere che è possibile, che è normale voler rinunciare ad un viaggio già prenotato anche se fino a pochi mesi prima scalpitavi all’idea di farlo, può rendere la via alla consapevolezza un pochino più in discesa e quindi quel piccolo passo in avanti non sarà poi così terribile o spaventoso.

Dalla consapevolezza di se stessi e delle proprie necessità possono derivare solo grandi cose, una maggiore maturità e con un po’ di impegno, uno spirito di nuovo libero di viaggiare in preda alla felicità più esaltante.

E’ quella che auguro a te. 
A me. 
A chi saprà guardarsi dentro senza paura di essere giudicato o di giudicarsi.

Mi piace dire che “bisogna ricominciare il viaggio, sempre” , ma il viaggio più importante è la nostra vita.
Mettiamolo al primo posto, sempre.

Scritto da:

inworldshoes

Lucrezia, 27 anni.
Appassionata di viaggi e fotografia. Sempre alla ricerca di un modo per partire alla scoperta del mondo... e raccontarlo.