
Montagna, mare, laghi e leggende. Storia ed arte. Un incrocio di paesaggi e di passato in un’unica Regione: il Veneto. Gloria di VagabonaInside ci porta, con il suo guest post, alla scoperta dei sapori e delle tradizioni del suo territorio con i 7 piatti tipici delle cucina veneta.
Dalla Laguna alle Dolomiti, passando per paludi, pianura e riserve qui incontriamo anche particolari coltivazioni che rendono magico anche l’aspetto culinario. Una scoperta di sapori, di gusti e tradizioni che per secoli hanno reso ogni angolo del Veneto unico grazie anche alla sua posizione lungo il Mar Adriatico e per i rapporti commerciali con l’Oriente.
Vi sono piatti che potremmo definire “di provincia”, in quanto per particolarità di cultura e di storia si sono tramandati fin ai giorni nostri nelle cucine della nonna, delle amiche e anche nei ristoranti di lusso.
Andiamo a conoscere quali di questi piatti tipici della cucina veneta potrebbero essere di vostro gusto.
Da buona veneta vi consiglio di prendere appunti. Ricordo che le ricette sono per 4 persone.
PIATTI TIPICI DELLA CUCINA VENETA :I MANEGHI DEL POLESINE
Parto dal Sud del Veneto ai confini con l’Emilia Romagna.
Nel cuore del Polesine, accarezzata dalla brezza del Delta del Po, Rovigo è poco conosciuta come cittadina, ma ricca di storia e cultura feudale.
Non solo, in tutta la provincia il territorio presenta un suolo che ha permesso la coltivazione di un tipo di patata prodotta da secoli solo in queste zone: la patata dolce.
Tradizionali del periodo autunnale ed invernale vengono utilizzate per fare gli gnocchi che qui prendono il nome di Maneghi.
Differenti dagli gnocchi tradizionali per la loro forma a bastone (in dialetto veneto manego significa palo), questi gnocchi sono conditi con cannella, zucchero, burro e una pioggia di grana come vuole la tradizione culinaria aristocratica rinascimentale – dalla quale derivano – che dolcificava e speziava al fine di togliere quell’odore vecchio, stantio dovuto alla conservazione.
INGREDIENTI
1Kg di patate o patate dolci (patate americane)
200g di farina 00
50g di burro
1 uovo
30g di zucchero
10g di cannella
Grana Padano q.b.
PREPARAZIONE
Far bollire le patate con la buccia, sbucciarle, passarle con lo schiacciapatate e farle raffreddare.
Unire l’uovo, la farina e un po’ di sale, amalgamare tutto fino ad ottenere un composto soffice ed elastico.
Formare gli gnocchi e tuffarli nell’acqua bollente e salata; quando riaffiorano sgocciolarli e condirli, senza risparmio, con cannella, zucchero, burro fuso ed abbondante Grana Padano grattugiato.
PIATTI TIPICI DELLA CUCINA VENETA : BIGOLI AL RAGU’ D’ANATRA DEL PADOVANO
L’anatra di corte padovana così denominata è un animale considerato da cortile di allevamento nella zona dei Colli Eugani, fin dall’antichità.
Il suo nome deriva dal fatto di essere afona e la sua caratteristica principale è quella di avere testa nuda e rossa diventando così a mascherina attorno agli occhi.
E’ divenuta di uso comune nella cucina padovana, tanto da essere tra i piatti più conosciuti sia come secondo sia come sugo da aggiungere a condimento.
Tra questi il più popolare è il piatto Bigoli con ragù d’anatra: questo tipo di pasta allungata, più grossa di uno spaghetto e fatta di farina di grano tenero,acqua e sale è un piatto povero ma gustoso.
INGREDIENTI
Anatra Muta di Corte Padovana (1 kg circa)
500 g di Bigoli
Cipolla
Carota
Sedano
Rosmarino
Salvia
Alloro
Cannella
Chiodi di Garofano
Vino Bianco
Olio
Sale Pepe
RICETTA
Disossate l’anatra e tagliatela a pezzetti.
Ponetela in un recipiente con cipolla, carota, sedano, rosmarino e salvia tagliati grossolanamente.
Irrorate con vino bianco e lasciate a marinare una notte.
Tritate finemente le verdure marinate e mettetele a rosolare con olio d’oliva in una pentola capiente (meglio se di terra cotta).
Aggiungete i pezzetti di anatra, salvia, una foglia di alloro, chiodi di garofano, cannella, sale e pepe q.b.
Sfumate poi con vino bianco e lasciate cuocere a fuoco lento per 3/4 ore.
Fate cuocere i bigoli (meglio se di pasta fresca fatta in casa), scolateli mantenendo un po’ di acqua di cottura e fateli saltare in padella con il ragù per due minuti.
PIATTI TIPICI DELLA CUCINA VENETA :BACALÀ ALLA VICENTINA
Le origini del bacalà risalgono a secoli passati quando il capitano Querini lo portò a Vicenza, dopo la spedizione tra le isole Loften poco lontano dalla Norvegia.
Da qui, i gastronomi più illustri del tempo utilizzarono questo pesce raffinato e gustoso accompagnandolo alla polenta.
Fu un’alternativa che portò buoni esiti sia a livello culinario che economico: lo stoccafisso del Nord prese il posto del costoso pesce fresco.
Se vi trovate nei pressi di Vicenza vi ricordo di utilizzare una C sola, in quanto nel dialetto del posto il Bacalà è quello di cui parliamo quindi secco, mentre con le due C si fa riferimento a quello salato.
INGREDIENTI
Stoccafisso (da ammollare)
550g Latte intero
250g Cipolle bianche
130 g Sarde sotto sale ( circa 20 gr )
2Parmigiano reggiano grattugiato
25g Farina 00
q.b.Olio extravergine d’oliva
250g Pepe nero
q.b.Sale fino
q.b.Prezzemolo
RICETTA
Ammollate lo stoccafisso, già ben battuto, in acqua fredda, cambiandola ogni 4 ore, per 2-3 giorni.
Aprite il pesce per lungo, togliere la lisca e tutte le spine.
Tagliatelo a pezzi.
Affettate finemente le cipolle; rosolate in un tegamino con un bicchiere d’olio, aggiungete le sarde sotto sale e tagliate a pezzetti; per ultimo, a fuoco spento, unite il prezzemolo tritato.
Infarinate i vari pezzi di stoccafisso, irrorati con il soffritto preparato, poi disponeteli uno accanto all’altro, in un tegame di cotto o alluminio oppure in una pirofila (sul cui fondo sara’ versata prima qualche cucchiaiata di soffritto); ricoprite il pesce con il resto del soffritto aggiungendo anche il latte, il grana grattugiato, il sale, il pepe.
Unite l’olio fino a ricoprire tutti i pezzi, livellandoli.
Fate cuocere a fuoco lento per circa 4 ore e mezzo, muovendo ogni tanto il recipiente in senso rotatorio, senza mai mescolare.
Questa fase di cottura, in “vicentino” si chiama “pipare”.
Solamente l’esperienza saprà definire l’esatta cottura dello stoccafisso che, da esemplare ad esemplare, può differire di consistenza.
Il bacalà alla vicentina è ottimo anche dopo un riposo di 12/24 ore.
Servite con polenta.
PIATTI TIPICI DELLA CUCINA VENETA : PASTISSADA DE CAVAL DE VERONA
Secondo una leggenda molto diffusa nella cultura popolare, questa antichissima ricetta tipica veronese risale al giorno in cui fu combattuta nelle campagne nei pressi della città di Verona una furiosa battaglia tra il Re d’Italia Odoacre ed il Re degli Ostrogoti Teodorico.
Al termine dello scontro, vinto da Teodorico, rimasero sul terreno migliaia di cavalli, che il popolo stremato dalla fame andò a recuperare per far provvista. Per disporre a lungo della grande quantità di carne questa venne tagliata e lasciata macerare nel vino rosso, con dovizia di spezie e verdure.
La successiva cottura a fuoco lento portò alla scoperta di questo squisito piatto, la cui ricetta tramandata di generazione in generazione è arrivata fino ai nostri giorni.
INGREDIENTI
600 grammi di polpa di cavallo (girello o scamone)
2 carote, 1 gambo di sedano bianco e 2 cipolle
40 grammi di farina e 50 di olio extravergine d’oliva
brodo di manzo ed una bottiglia di vino Valpolicella
alloro, noce moscata, chiodi di garofano, sale, pepe
RICETTA
In una terrina capiente, mettete a macerare la carne ricoperta con il vino per 36/48 ore.
Il giorno della cottura, mettete in una casseruola l’olio e il burro, e fatevi rosolare il sedano, le cipolle e le carote tagliate a pezzi.
Prendete la carne dalla terrina e sgocciolatela, inserite i chiodi di garofano, infarinatela e ponetela nella casseruola.
Dopo un’ora di cottura, aggiungete metà del vino della marinata, l’alloro e una spolverata di noce moscata grattugiata.
Continuate la cottura a fuoco moderato per circa tre ore.
Durante la cottura aggiungete se necessario qualche mestolo di brodo.
Al termine della cottura aggiustate di sale e aggiungete il pepe macinato al momento.
Alla fine la carne risulterà morbida, friabile.
Togliete la carne dalla casseruola e affettate delicatamente.
Passate parte delle verdure al setaccio, aumentando la densità del sugo, con un po’ di farina e una noce di burro.
Lasciate consumare fino ad ottenere la densità desiderata.
Una variante prevede di tagliare la carne all’inizio della preparazione, ottenendo alla fine una sorta di gustoso spezzatino.
Servite le fette di carne belle calde, quasi bollenti, ricoprendole di sugo.
Accompagnate con polenta gialla, meglio se abbrustolita.
PIATTI TIPICI DELLA CUCINA VENETA : SARDE IN SAOR
Carlo Goldoni ne parlò nella sua opera veneziana “Le Donne De Casa Soa” tanto son apprezzate ed amate nella città sull’acqua per eccellenza.
Le sarde in saor sono una delle preparazioni più conosciute in Veneto e sono parte della storia veneziana, non solo culinaria.
Le sarde in saor venivano comunemente chiamate “cibo dei marinai” in quanto venivano preparate per i lunghi viaggi in mare per marinai e pescatori che avevano la necessità di nutrirsi a bordo, e questo pesce, tra le altre cose, si doveva conservare il più a lungo possibile.
La loro storia risale al ‘300 quando per conservare il pesce si creò la salsa (in saor per l’appunto) che potesse conservare ed addolcire il piatto povero.
Tra uno strato di pesce e l’altro veniva messa la cipolla cotta in padella a fuoco basso con aceto di vino o vino bianco, uvetta e pinoli.
INGREDIENTI
700 g di sarde freschissime
1,4 Kg di cipolle bianche
farina 00 q.b.
olio semi di arachide q.b.
olio extra vergine d’oliva q.b. sale
pepe
1 cucchiaio di zucchero
mezzo bicchiere di aceto bianco
a piacere: uva sultanina e pinoli
RICETTA
Infarinate bene e setacciate in modo rapido le sardine o le alici.
Friggete in olio bollente.
Una volta fritte passatele su carta assorbente in modo tale da eliminare l’olio in eccesso e salatele.
Prendete una padella dai bordi abbastanza alti e versate dell’olio evo.
Mettete a cuocere della cipolla affettata in maniera sottile.
Una volta che avrà raggiunto il colore dorato, sfumate con l’aceto.
Prendete una teglia e alternate uno strato di pesce ed uno di cipolle marinate in aceto.
È proprio questa marinatura a prendere il nome di “saor”.
Lasciate il tutto a marinare per un giorno.
PIATTI TIPICI DELLA CUCINA VENETA : RISOTTO CON IL RADICCHIO ROSSO DI TREVISO
Alzi la mano chi non ha mai assaggiato il radicchio rosso di Treviso?
L’eccellenza di questa terra crea un piatto unico e dal gusto inimitabile grazie anche alla sua certificazione IGP.
Coltivabile solo quindi nella zona del trevigiano.
Giuseppe Verdi fu fra quelli che maggiormente apprezzarono questo piatto, sia in estate che in inverno, grazie al suo uso comune in quei tempi.
Alla base di questa ricetta vi sono ingredienti semplici e tipici come il burro, lo scalogno ed il vino bianco che mescolati con il riso Vialone Nano, tipico veneto, esalta la bontà di questo piatto. Per rendere meno amaro il radicchio spesso lo si accosta a salsiccia, pancetta ma anche frutta secca come le noci.
INGREDIENTI
300 gr di Riso vialone nano
Acqua ( o brodo vegetale)
2 pz di radicchio tipo Treviso
100 gr di burro
100 gr di parmigiano
sale
pepe
1 bicchiere di vino bianco
RICETTA
Tagliate il radicchio a listarelle.
Lasciatelo appassire in padella con un filo d’olio, sale e pepe fino a che non sarà morbido.
Lasciatene una parte cruda da utilizzare come guarnizione del piatto.
Tostate il riso in una pirofila tipo casseruola a bordi alti. Sfumate con il vino.
Portate a bollore una pentola d’acqua a parte.
Quando questo sarà evaporato e avrà perso la parte alcolica cominciate a bagnare il riso con l’acqua e portate avanti la cottura (controllare che ci siano sempre le bollicine in superficie che evidenzino che il risotto sta sobbollendo).
A metà cottura aggiungete il radicchio stufato.
A questo punto aggiustate di sale e pepe.
Quando sarà pronto toglietelo dal fuoco e mantecate con burro e parmigiano.
Alla fine servite il risotto con una julienne di radicchio crudo sopra.
PIATTI TIPICI DELLA CUCINA VENETA : AGNELLO D’ALPAGO CON POLENTA DI MAIS SPONCIO DI BELLUNO
Due prodotti tipici del territorio bellunese uniti in un’unica ricetta. Il mais sponcio nasce proprio fra queste montagne nel corso dell’800 ed ha la tipica forma del chicco a punta.
La sua produzione oggi viene impiegata in diverse prelibatezze tra cui la polenta che assume un colore ambrato ed un sapore intenso.
Accompagnato a questa gustosa pietanza vi è l’agnello d’Alpago (Presidio Slow Food): la sua storia ha origine proprio da Chies d’Alpago, nel bellunese, negli anni ’40 del XX secolo, quando le famiglie dell’Alpago avevano qualche decina di capi indispensabili per il sostentamento.
Caratteristica fondamentale di questo animale sono orecchie piccole, pelo folto ed ondulato che la ricopre interamente.
La sua carne risulta ottima per diversi piatti, grazie al giusto equilibrio tra grasso e magro.
INGREDIENTI
700g di agnello d’Alpago
400g farna di mais sponcio
brodo vegetale
sale/pepe
Olio d’oliva
2 spicchi di aglio
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
RICETTA
Per cucinare l’agnello dell’Alpago è necessario far rosolare la carne in una padella con un filo d’olio, per circa 3/4 minuti.
Una volta rosolata, la carne va messa in una casseruola con uno spicchio d’aglio, del rosmarino e un cucchiaino di concentrato di pomodoro.
Lasciate che si cucini per circa 50 minuti, aggiungendo man mano il brodo e sistemando con sale e pepe.
Per la polenta:
Fate bollire l’acqua; aggiungere due pizzichi di sale
Andate a sfarinare (termine dialettale) la polenta con la frusta – quindi continuare a mescolare finché la polenta non inizia ad addensarsi.
Abbassate la fiamma e aggiungete un cucchiaio di olio;
Continuate a sfarinare per i restanti 20 minuti.
Impiattare con la polenta ancora calda che renderà più gustoso il piatto.
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Ma non vi è venuta un’incredibile acquolina in bocca?!
Tutti in Veneto a mangiare queste prelibatezze, su!
La polenta con il mais sponcio non ha rivali effettivamente. Da bellunese mi permetto di aggiungere anche lo schitz, un formaggio fresco da cuocere con panna, latte e burro (leggero vero?) e da accompagnare rigorosamente con la polenta!
Mamma mia, credo che lo amerei! *_*
Aeeehhh ma io stavo a dieeetaaa!!! 😛 La cucina regionale mi incuriosisce un casino, sarei capace di provare l’intera Italia in una sola “seduta a tavola” 😀 😀 Fame da Orsa…. 😉
Comunque i piatti veneti sembrano fatti apposta per il periodo autunnale come colori! *_*
Vero, tutti molto caldi e ricchi! E hanno colori splendidi! <3